Droga, in Abruzzo un mercato in mano alla camorra

TERAMO – "Lo spaccio di droga, soprattutto cocaina, prosegue florido specialmente lungo la costa". Lo scrive la relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia riferendosi alla presenza della criminalità organizzata in Abruzzo. "La droga arriva prevalentemente dalla Campania ed i fornitori sono immancabilmente legati alla camorra – dice la relazione – Il ruolo degli albanesi e delle famiglie di etnia rom appare essere quello dei "cavalli" e degli spacciatori al minuto sul territorio, mentre il vero mercato ed i grossi guadagni sono ormai appannaggio dei grossisti della camorra, che da vari anni, e non solo per piazzare la droga, hanno trovato
nella vicina regione spazio per i loro loschi traffici"."Non può dirsi che la camorra abbia soppiantato gli albanesi nel settore, ma piuttosto che li abbia " inglobati", facendone degli alleati con i quali cooperare sul territorio e lasciando loro degli spazi di autonomia limitati. In effetti non si sono registrate introduzioni di grosse partite di droga nei porti abruzzesi e lo stesso procedimento di cui qui sotto ha permesso di accertare che lo stupefacente veniva trasportato in Italia attraverso il porto di Trieste. Gli albanesi arrivano in Abruzzo per spacciare la droga introdotta in Veneto e in Puglia, e la regione rappresenta uno dei punti finali del mercato. Il documento elaborato dal magistrato Olga Capasso fa poi uno scenario della presenza mafiosa in Abruzzo e disegna le aree di influenza della criminalità, raggruppabili in tre fasce: la zona costiera, con le province di Pescara, Chieti e Teramo, la quale con lo sviluppo dell’edilizia, dell’industria e del commercio si presta ad operazioni di riciclaggio; la Marsica caratterizzata da una forte presenza di extracomunitari e quindi zona adatta alla commissione di reati di immigrazione clandestina e di sfruttamento della manodopera irregolare (specialmente da parte di cittadini cinesi); l’Alto Sangro e la Valle Peligna dove si registrano presenze di personaggi legati alla camorra interessati all’acquisto di immobili ed attività commerciali soprattutto nel settore turistico ed alberghiero".Nella lunga relazione della Direzione Nazionale Antimafia che riguarda l’Abruzzo, un capitolo preciso riguarda "la presenza di famiglie nomadi stanziali, di etnia rom ma ormai stabilizzatesi sul territorio abruzzese da molti decenni". Le famiglie dei Di Rocco, degli Spinelli ed altre, "sono la riproduzione in loco di quello che rappresentano i Casamonica nel Lazio, e come loro sono dedite ai più svariati reati, dagli stupefacenti introdotti nella regione dagli albanesi e soprattutto dai campani che loro provvedono a spacciare al minuto, all’usura fino alle estorsioni". "Il controllo della "piazza" degli stupefacenti permette il reimpiego dei proventi nell’acquisto di esercizi commerciali e immobili o in altre attività illecite, tra cui quella usuraria e quella legata al giro delle scommesse sulle corse clandestine di cavalli". "Soprattutto sulla fascia costiera del pescarese e del teramano i nomadi stanziali sono attivi anche nella gestione del gioco d’azzardo, nelle truffe e nelle estorsioni. Le famiglie sono tradizionalmente organizzate in maniera patriarcale, con il capostipite più anziano che esercita l’assoluto controllo sociale ed economico sul gruppo. Lo stesso "patriarca" provvede poi alla ripartizione della ricchezza tra tutti i gruppi a lui subordinati. Spesso è stato accertato un tipico modus operandi consistente nel depositare oro e preziosi rubati preso il Monte dei Pegni in cambio di denaro e con l’accensione di polizze di pegno. Alla scadenza dei termini di deposito si procede al riacquisto dei preziosi su base d’asta, ottenendo il duplice scopo di aumentare le fonti di guadagno e di legittimare il possesso del bene stesso".